Teleriscaldamento: oltre la propaganda
una realtà problematica.
I vantaggi del teleriscaldamento sono noti ed ampiamente propagandati, in particolare da Asm, ora A2A, in tutta Italia.
L’esperienza di Brescia può essere utile, però, per evidenziare anche gli
eventuali svantaggi. Innanzitutto si tratta di un sistema relativamente
complesso, che richiede investimenti di una certa portata, con alcune
intrinseche rigidità. La
prima è che la scelta è difficilmente reversibile,
perché la sua implementazione
nel sistema dei servizi interrati della città e le sue ricadute
all’interno dei
singoli edifici comportano lo smantellamento degli impianti domestici
e/o condominiali precedentemente in funzione ed in
prospettiva della stessa rete del gas
metano. Nel caso di Brescia, nuovi quartieri, S. Polino e Borgo Whürer, sono sorti senza questo servizio,
sostituito per l’acqua calda dal teleriscaldamento e per le cucine
dall’induzione elettromagnetica, con
la
motivazione che una rete di gas per le
sole cucine sarebbe
antieconomica. E lo stesso si sta facendo anche con le
ristrutturazioni dell'edificato, al fine di giungere al più
presto al completo
smantellamento di una rete del gas che non può essere sostenuta,
anche per i meri costi di manutenzione, semplicemente per
permettere ai
bresciani di preparare i pasti. Ma le cucine ad induzione
comportano un
aumento dei consumi elettrici (e quindi dei guadagni di Asm) e
sono un controsenso dal punto ecologico, come denunciò un
cittadino
bresciano sul settimanale della Curia di Brescia, "La voce del popolo"
(InduzioneDenuncia.pdf), giustamente scandalizzato dalla propaganda Asm
per l'aumento dei consumi elettrici (InduzioneAsm.pdf). Consumi,
peraltro, destinati a lievitare ulteriormente perché, come
si vedrà di seguito, la città viene riscaldata anche
d'estate, esaltando l'effetto "isola di calore", già studiato da
Laura Conti in passato e riconsiderato recentemente in una ricerca di
Legambiente che lancia l'allarme per Milano e Roma (IsoleCalore.pdf.) Ma
perché non studiare Brescia, con i suoi 2-3 gradi di calore
aggiuntivo, o forse più, indotto dal teleriscaldamento? Sarebbe un caso di studio di grande
interesse, che potrebbe spiegare come, a fine giugno 2008, Brescia registri temperature anomale da record (BresciaEstateTeleriscaldata.pdf) e nell'agosto 2009 sia addirittura la città più calda d'Italia (BresciaBollente2009.pdf). La conseguenza di questo anomalo surriscaldamento anche estivo della città è che, per
difendersi, i
bresciani ricorrono massicciamente ai condizionatori, con l'effetto
positivo per Asm di guadagni aggiuntivi, ma negativo per l'ambiente con
uno spreco energetico evitabile. Sommando
questi effetti boomerang si ottiene il risultato che Brescia è
tra le città italiane con i più alti consumi di energia
elettrica pro/capite (nel 2001 raggiungeva i 1.099 kWh/ab/anno, livello
che la collocava al 75° posto nella graduatoria negativa delle 103
province italiane. "Italiaoggi", 14 gennaio 2003). Anche il
consumo di calore per unità abitativa, ovviamente, a Brescia
è da tre a cinque volte quello degli edifici che rispondono ai
criteri del protocollo di Kyoto, ormai consolidati in centro
Europa. Lo denunciava tempo fa lo stesso ordine degli ingegneri:
“La realtà dell’edilizia bresciana è, nel
campo del contenimento dei consumi energetici, lontana dai livelli di qualità
imposti dalle norme vigenti, e non solo da quelli: dimostra di aver perso buona
parte della sensibilità necessaria per ‘ben costruire’ nei confronti dei
parametri climatici peculiari della nostra zona” (Intervento dell’ing. G.
Ziletti, in rappresentanza dell’Ordine degli Ingegneri di Brescia al convegno, Brescia 1972-2002 – Il
teleriscaldamento compie trent’anni, 5 dicembre 2002). Infatti,
l'importanza
dell’investimento fa sì che si determini una
spinta alla non
riduzione dei consumi di acqua calda, che anzi si tenda ad incentivarli
in
ogni
modo per un più rapido rientro del capitale investito, mentre si
disincentivano le soluzioni virtuose dell'uso del solare termico
(a Brescia del tutto assente!). Come per la stessa ragione si
spinge all’utilizzo del teleriscaldamento anche per l’acqua
dei
servizi igienici col
risultato di "dover" riscaldare la città anche in estate, come
avviene a Brescia, prospettiva non
esaltante con i climi torridi che l’effetto serra ci prospetta. E
con l'altro effetto sgradevole che a Brescia, grazie alle mega caldaie
di Asm accese anche in estate (inceneritore e centrale a carbone),
registriamo superi anomali delle PM10 anche nella stagione in cui le
altre città ne sono esentate: nel 2003: “in pieno agosto, con la metà del
traffico e tutte le acciaierie chiuse, le polveri erano ancora oltre i limiti”,
registrava costernato l’Assessore comunale all’Ambiente (A. Azzoni, Un’estate
soffocata da polveri e ozono, “Bresciaoggi”, 30 agosto 2003). Che
cos'è avvenuto, infatti, nell'evoluzione o involuzione del
teleriscaldamento a Brescia? Senza che nessuno se ne accorgesse, negli
anni, si è determinato un cambiamento qualitativo, all'insegna
del puro business: all'inizio le caldaie producevano solo o
prevalentemente energia termica, finalizzata a scaldare in inverno le
case, in sostituzione delle caldaie private; poi, gradualmente,
sono state installate centrali (la policombustibile fatta funzionare
però a carbone, l'inceneritore e la prospettata nuova turbogas)
finalizzate innanzitutto a produrre energia elettrica, quindi operative
per l'intero anno, con il cascame secondario dell'energia termica da
accollare ai bresciani. In sostanza, il teleriscaldamento è
diventato un puro pretesto per installare in piena città
centrali termoelettriche funzionanti con i combustibili più
inquinanti e meno costosi (rifiuti e carbone), ma più redditizi
per Asm e soci. E qui si appalesa la rigidità più
critica, cioè la
dipendenza della città per un
numero considerevole di anni da centrali termoelettriche che, per le
loro caratteristiche intrinseche (rilevanti investimenti impiantistici,
convenienza a produrre prioritariamente energia elettrica) sono
destinate a funzionare per l'intero anno, con tutti gli effetti
perversi sopra evidenziati. Senza contare che un sistema complesso, dipendente da un’unica fonte, presenta un’intrinseca
fragilità di fronte ad eventi
extranorma (con le cucine ad induzione che succederebbe in caso di
black-out,
ad esempio?). Fragilità
che si è rivelata clamorosamente nell'ottobre del 2007, con
ben due gravi rotture della rete in 15 giorni che hanno lasciato mezza
città al freddo (TeleriscaldamentoRotture.pdf). In conclusione l'esperimento Asm Brescia dimostra nei fatti che la
grande dimensione rende il sistema
teleriscaldamento inefficiente ed esposto a criticità, mentre sono altre le soluzioni
tecnologiche che oggi offrono migliori risultati sia sul piano
energetico che ambientale (TeleriscaldamentoEfficienza.pdf).
Nel 2012 si pone con urgenza il tema del futuro del teleriscaldamento a Brescia.
E' la stessa A2A ad abbandonare per le nuove centrali la tradizionale
cogenerazione (energia elettrica e calore), che per anni è stato
l'argomento principe a favore del sistema Asm Brescia. Drammatico, poi, ciò che si sta avviando in città: il rifacimento delle tubature più vecchie, giunte a fine vita,
del teleriscaldamento, l'operazione comporta un cantiere infinito
che nei prossimi anni ribalterà le strade della città. E'
forse il caso di discutere a Brescia se tutto questo abbia senso (AsmCentrale2012.pdf).
Nel
frattempo,nell'agosto più caldo degli ultimi anni, Brescia,
già di per sé bollente, viene teleriscaldata (BresciaEstate2012Teleriscaldata.pdf).
All’inizio del 2013 A2A-Aprica ha il cattivo gusto di riproporre la tecnologia
superata, datata 40 anni, del teleriscaldamento basata sui fossili e sugli sprechi.
Gli ambientalisti pongono 10 domande cui i “parrucconi” di A2A non sanno
rispondere (TeleriscaldamentoCrisi2013.pdf).
Su Youtubein giugno 2014, una interessante presentazione
commentata di Massimo Cerani, Teleriscaldamento: una
trappola tecnologica?
https://www.youtube.com/watch?v=737CFi3-HCs
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