Le contraddizioni del Comune di Brescia sul Caso Caffaro


Come valutare il comportamento e l’azione del Comune di Brescia nella vicenda Caffaro?

Iniziamo dalle note positive. Va innanzitutto apprezzata la disponibilità a fornire documentazione ed informazioni in tutte le fasi della vicenda, con tempestività e trasparenza, anche se all’inizio si manifestò un’inspiegabile chiusura alla partecipazione alle conferenze di servizio del Comitato popolare (problema poi superato con la gestione del Ministero dell’Ambiente e la conseguente apertura delle conferenze di servizio in fase istruttoria).

Inoltre il Comune ha agito con coerenza emanando Ordinanze contingibili ed urgenti nei confronti della Caffaro, per la depurazione dello scarico idrico e per la caratterizzazione e messa in sicurezza delle rogge, anche se queste ordinanze furono di fatto “imposte” da Arpa, Asl e Ministero dell’Ambiente (come anche tutte quelle, diverse volte reiterate, sull’interdizione all’uso dei suoli).

Va riconosciuto, comunque, che il Comune si è trovato ad affrontare un problema di una complessità eccezionale, nei primi anni con una struttura tecnica necessariamente inadeguata.

Altre iniziative, invece, si sono rivelate alquanto discutibili: di dubbia efficacia il Convegno internazionale del 2-3 aprile 2004 che praticamente ignorò l’aspetto più grave del problema, cioè l’inquinamento da diossine; del tutto fuorviante, invece, il tentativo di chiedere, nel luglio 2004, al Ministero l’innalzamento dei limiti per i PCB nei terreni da 1 a 290 µg/kg (tentativo inutile, ancorché costoso, e miseramente fallito, perché ancora una volta si ignorava il problema principale, le diossine).

Infine il punto dolente: la Caffaro, appartenente al gruppo Snia, dal 1999 era controllata dalla finanziaria Hopa, quella che passò alle cronache con il nome dei “furbetti der quartierino“; ebbene l’intreccio tra Hopa ed il Comune di Brescia ha evidenziato un serio conflitto di interessi, come avevamo denunciato in un pamphlet nel gennaio 2006 e come si evince dalla scheda che abbiamo presentato al convegno di Medicina democratica del 9 Giugno 2007.

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Perché il Comune non ha ancora avviato un’azione civile nei confronti di Caffaro? Perché…

Sta di fatto che, nonostante le innumerevoli sollecitazioni, il Comune non ha mai avviato un’azione civile di risarcimento danni nei confronti della Caffaro, né si è opposto alla richiesta dei PM di archiviazione del procedimento penale in fase istruttoria, abbandonando da soli i cittadini e gli ambientalisti nelle loro coraggiose iniziative giuridiche, grazie alle quali l’archiviazione è stata respinta dal Gip nell’ottobre del 2007.

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Le contraddizioni del Comune di Brescia, a questo riguardo, sono emerse clamorosamente, all’inizio del 2008, con la scomposta reazione all’iniziativa del Meetup di Beppe Grillo di Brescia per la raccolta di firme sotto una petizione che chiede al Comune di compiere semplicemente il proprio dovere istituzionale a tutela del bene pubblico.

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Amici di Beppe Grillo di Brescia – Caso Caffaro, un disastro ambientale senza precedenti 56.41 KB 0 downloads

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Una strana storia. Il Comune di Brescia si irrita per un atto di democrazia attiva 589.99 KB 0 downloads

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